Ginnaste, nuotatrici, saltatrici, pallavoliste: le atlete che competeranno alle prossime Olimpiadi di Parigi sono tantissime, e tanti e diversi sono i modi in cui ispirano ogni giorno i loro fan, tra cui noi. Con l’avvicinarsi della cerimonia di apertura, che si terrà sulla Senna il prossimo 26 luglio, abbiamo pensato di raccontarvi le atlete che hanno rubato il cuore di LINDA e per cui ciascuna di noi farà un tifo un po’ più forte.
MARIA CONCETTA
Coppia nuova del beach volley femminile italiano, Marta Menegatti e Valentina Gottardi hanno debuttato insieme nel 2021 alle Sardinia Beach Finals. Da quel momento in poi hanno scalato il ranking mondiale posizionandosi al 9° posto della graduatoria con 6.080 punti, posto che ha assicurato loro la qualificazione alle Olimpiadi Parigi 2024.
Abbiamo giocato tanto e ci siamo divertite moltissimo; spero di affrontare i Giochi con il nostro consueto spirito, vivendo ogni singolo momento di un’esperienza unica. Daremo il meglio di noi come sempre abbiamo fatto dal primo giorno che abbiamo messo i piedi sulla sabbia insieme
Marta Menegatti, atleta dell'Aeronautica Militare, è alla quarta partecipazione ai Giochi olimpici dopo Londra 2012, Rio de Janeiro 2016 e Tokyo 2020, dove è passata alla storia per essere la prima atleta azzurra del suo sport a poter vantare tre presenze olimpiche.
L'esordiente Valentina Gottardi invece, atleta delle Fiamme Oro classe 2002, si è conquistata il suo posto grazie alla passione e al duro lavoro. Appena diciottenne partecipa alle Sardinia Beach Finals grazie a una wild card ma si fa subito notare per il talento, la grinta e la capacità di ascoltare la sua compagna più esperta.
Mi ero detta che il mio futuro nel beach volley me lo sarei dovuto meritare con il massimo impegno; oggi sono molto orgogliosa di aver onorato il progetto federale che è nato allora. L’Olimpiade la stiamo preparando da tempo e l'affronteremo come sempre: assieme, con ancor più concentrazione ed energia
Ad allenare la coppia italiana c'è Caterina De Marinis, ex giocatrice di pallavolo e di beach volley, due volte campionessa italiana dello sport su sabbia e nominata “Coach of the year 2023” dalla IBVCA, che considera proprio un punto di forza della coppia la spensieratezza di Gottardi e l'esperienza di Menegatti.
Le azzurre affronteranno nel Pool A la coppia brasiliana Ana Patrícia/Duda (considerata la n° 1 nel girone), le spagnole Liliana/Paula e le egiziane Marwa/D. Elgobashy e noi non vediamo l'ora di vederle in campo. Forza azzurre!
MICHELA
Le Olimpiadi di ginnastica artistica femminile per me sono un evento importantissimo. Comincio a fare previsioni e compilare statistiche già l'anno precedente, durante la coppa del mondo che decreta le qualificazioni delle 12 squadre ammesse, ma come si dice, "la gara è gara", e ogni volta i giochi mi sorprendono.
Nella ginnastica artistica di solito le energie del pubblico si concentrano sull'augurio che nessuna ginnasta si infortuni (non c'è troppo spazio per il tifo, è più importante portare a casa la pelle), e così anche io mi limito solo ad ammirarle e gioire dei successi di tutte; ma se dovessi scegliere le ginnaste per cui il mio cuore batte più forte, eccole qui:
Simone Biles è talmente forte che spesso il suo talento viene dato per scontato. Quando durante le Olimpiadi di Tokyo ha sofferto di twisties (il suo corpo si è dimenticato improvvisamente come eseguire le torsioni in aria) e ha dovuto abbandonare la gara, nessuno sapeva immaginare un'altra vincitrice. A questo proposito, il 17 luglio su Netflix uscirà un documentario sui suoi blocchi, la lenta guarigione e il suo incredibile ritorno in gara.
Si parla sempre di Simone Biles (e a ragione, è la più forte ginnasta della storia e non ha rivali neanche in questa edizione), ma per me non c'è Simone senza Jordan Chiles.
Jordan è l'amica e la compagna di squadra perfetta: esulta, si arrabbia, balla e ride sul campo gara. Il suo esercizio al Corpo Libero sulle note di Beyoncé e i suoi body ispirati agli outfit del Renaissance World Tuor sono delle chicche, ma quando c'è da fare sul serio, non molla mai. A Tokyo, si è presa la squadra sulle spalle e l'ha portata a un bellissimo argento. A Parigi meritano entrambe un riscatto.
Delle 5 ginnaste che compongono la squadra olimpica italiana, 4 vivono insieme e si allenano nella stessa squadra da quando hanno 10 anni. Nomino la squadra intera e non le singole ginnaste perché è in gruppo che danno il meglio. Nessun protagonismo e pochissimi sorrisi, solo duro lavoro e il sogno della prima medaglia della squadra alle Olimpiadi. Reduci da una vittoria ai campionati europei, vengono chiamano fate, ma di magia non c'è nulla: sono dei robot con un cuore fortissimo. GAMBA ragazze!
LETIZIA
A rinverdire la scia di tenniste italiane che fanno sognare c'è, in questo 2024, Jasmine Paolini, frizzantissima lucchese con origini polacche e ghanesi (sua madre, Jaqueline, è nata in Polonia da padre ghanese).
Tra le prime 30 al mondo nel ranking WTA (Woman's Tennis Association) a fine 2023, a febbraio 2024 Paolini ha vinto il suo primo Masters 1000 a Dubai, per poi raggiungere la finale del Roland Garros e, giusto questa settimana, la finale di Wimbledon [è la prima tennista italiana di sempre ad arrivarci], conquistando tutti con la sua potenza, l’elasticità, l’intelligenza strategica e la meravigliosa energia che emana, dentro e fuori la partita.
"Essere più alta mi aiuterebbe ad avere un servizio migliore", dice ridendo in una conferenza stampa, "ma va bene, mi tengo le cose positive. So perfettamente quali sono le mie armi quindi non ho nessun problema". I suoi 164 cm di altezza non le hanno infatti impedito di consolidare, partita dopo partita, la fiducia nel suo gioco e di diventare oggi la tennista numero 5 al mondo. La nazionale italiana con Paolini può ben sognare una medaglia a Parigi.
La statunitense Sha'Carri Richardson compete nella gara per eccellenza: i 100 metri in atletica leggera, l'idea platonica di sport.
Tutt'altro che platonici sono invece il suo corpo e la sua attitude. Sha'Carri corre con delle nail extension lunghissime, insensate, e un make up esagerato, con ciglia così folte da farle ombra; i suoi lunghi capelli sono quasi sempre attorcigliati in infernali grovigli e tenerissimi girighori gellati a incorniciare il viso. Squalificata dalle Olimpiadi di Tokyo nel 2021 per aver assunto marijuana (allora i suoi capelli erano arancioni, come le aveva suggerito la fidanzata), ha commentato twittando "I am human".
Dopo la medaglia d'oro ai Mondiali di Budapest del 2023, parla a Vogue che le dedica la cover story di agosto e dice: "I'm not back. I'm better". E noi le crediamo ciecamente.
bonus track: STEFANIA
Non sono mai stata interessata allo sport come forma d’intrattenimento. Nemmeno i mondiali di calcio, che tanto mi divertivano da ragazza nella loro accezione di "spassoso rituale sociale", solleticano più la mia curiosità. Forse anche per questo, su di me (che, in aggiunta, non possiedo nemmeno una televisione) le Olimpiadi non esercitano alcun fascino. Non ne faccio un vanto, anzi me ne vergogno un po’, perché probabilmente si tratta di uno dei tanti limiti che la mia invincibile pigrizia mentale m’impone. Eppure, i corpi magnifici delle atlete e degli atleti – che mi ricordano il Discobolo e il Laocoonte, le divinità greche e certi i Santi rinascimentali o anche incredibili scene rappresentate nelle tombe dei faraoni – suscitano in me un’ammirazione quasi estatica.
Ho appreso dell’esistenza di Larissa Iapichino mentre ero seduta in attesa del metrò, stanca, accaldata e di cattivo umore, nella stazione di Cadorna: sul grande schermo di fronte a me l’ho vista fare un salto che mi è sembrato miracoloso. Ho visto il suo corpo spiccare il volo. La scena è durata pochi secondi ma è rimasta nella mia testa per giorni. Non posso che fare un banale paragone tra le eroiche imprese sportive e le più alte rappresentazioni artistiche del corpo umano, dunque, per dire che forse dovrei dare una chance a questi Giochi olimpici. Complici le altre Linde entusiaste e l’esistenza di una televisione nel mio rifugio estivo. Ne riparliamo a settembre, magari?